L’ho letta tutta, la bozza d’accordo greca. Almeno le parti che sono state pubblicate. L’ho letta più volte. Mai fidarsi dei commenti tirati via di giornali e tv. Mai come in questa occasione, stanno cavalcando l’onda dell’emotività. Senza leggere tra le righe. Che leggere tra le righe, sia detto per inciso, è roba che costa. Tempo e fatica, per dirne due.
Tra la prima e la seconda bozza è passato un referendum e il blocco dei prelievi bancari. Tra la prima e la seconda bozza non passa tutta questa differenza.
Sulla puntata precedente nei commenti, è stato fatto notare che questa non è l’idea che avevamo d’Europa.
Gaberricci, a casa discutibili ne parla in maniera anche più estesa. E dicendo cose (anche) condivisibili, soprattutto per quel che concerne lo spirito europeo. Ma per testare la pochezza di spirito europeo, non serviva la Grecia. Bastano anche i migranti a Lampedusa. L’Europa non è un luogo di persone ma di regole ed accordi. Può piacere o non piacere, se non piace, conviene accomodarsi altrove. Non si intravedono grandi cambiamenti nel breve termine.
Ambo le parti hanno tirato dalla loro la coperta. Corta. Ne è discesa una sostanziale disinformazione che non ha fatto il bene di nessuno. Non dei greci che hanno dovuto subire una delle peggiori cazzate politiche della storia, non del resto d’Europa che questa vicenda poteva gestire infinite volte meglio.
E’ giusto far vedere la fatica quotidiana dei greci. Ma sarebbe giusto, anche, dare un’informazione economica equidistante, corretta e spiegata con semplicità. Facile? Difficile? Né l’uno né l’altro. E comunque un giornalista economico dovrebbe saperlo fare. Se non lo sa fare, o non lo sa fare sta facendo un lavoro inadatto alle sue capacità. Oppure sta servendo qualcuno. In ogni caso, non è una bella cosa.
Si parla a gran voce di ristrutturazione del debito greco. Tradotto: di riduzione dello stesso. Il FMI (che vuole recuperare il prima possibile i suoi soldi) ritiene che il debito greco non sia sostenibile e come tale vada ridotto. La Germania (miiii come son cattivi ‘sti tedeschi) sostiene invece che la Grecia sta già godendo di un sostanziale condono. E quindi niente riduzioni ulteriori.
Ciò che dice il FMI è vero, se parliamo della restituzione del capitale. Ma tralascia il fatto che nessuno pensa seriamente che quel debito verrà mai estinto. Qui si parla, di restituzione degli interessi.
Gli oneri da interesse della Grecia erano al 7.5% del PIL nel 2011 (al primo tracollo) sono stati portati al 4% nel 2014. Prima dell’uragano Tsipras erano al 2.2%. Quello dell’Italia (ma anche di Paesi più solidi di noi come il Belgio) viaggia intorno al 5%.
In sostanza, su un debito inferiore corrispondiamo interessi superiori. E questo è un fatto.
Inoltre, la Grecia superato l’annus horribilis del 2015 (con la restituzione di 25 miliardi) non ha ulteriori grandi scogli. Comincerà a rimborsare i Paesi europei dal 2020 e il fondo salvataggi dal 2022, con una dilazione fino al 2055.
La chiusura delle banche, i prelievi da 60 Euro (e i pensionati in lacrime) sono causati certamente dalla situazione contingente (e quindi dalla rigidità oggettivamente eccessiva dell’Europa) ma anche dalla superficialità di Tsipras e Varoufakis.
Non lo dice la Merkel (che è tedesca e in quanto tale cattiva) ma Kouvelakis. Un dirigente di Syriza, non il fratello di Schauble. Quando si comincia ad ipotizzare il referendum, Lafazanis, uno dei più fieri oppositori della trojka approva, ma avanza il sospetto che la BCE taglierà la residua liquidità alle banche greche. Tutti ridono. In realtà il 27 giugno la BCE bloccherà la liquidità d’emergenza alle Bancher greche perchè in caso di referendum sull’adesione alla comunità, esiste una norma che blocca in automatico l’erogazione di ulteriore liquidità. Si può anche essere sprezzanti, ma la disinformazione a certi livelli diventa dilettantismo.
Un episodio riferito da Stathis Kouvelakis, un dirigente di Syriza, è illuminante riguardo al clima che ha portato alla chiusura delle banche. Il 26 giugno Tsipras raccoglie i fedelissimi per decidere sul referendum contro l’accordo europeo. Kouvelakis è lì. Panagiotis Lafazanis, il leader dei «duri», approva il referendum, ma prevede che l’Europa avrebbe reagito tagliando la liquidità alle banche. Tutti nella stanza scoppiano a ridere. I fatti sarebbero andati diversamente. La Bce ha sì bloccato il 27 giugno la liquidità di emergenza per le banche greche, non per ritorsione ma perché vincolata dalla legge. Eppure quella risata rivela come Tsipras e i suoi non avessero colto la fragilità della situazione.
Altra cosa non del tutto vera è il fatto che i miliardi di Euro fluiti dai pacchetti di aiuti siano finiti nelle tasche delle banche estere. Ciò è assolutamente vero. Le banche europee si sono risanate depurandosi dei titoli spazzatura greci. e meno male aggiungerei, se no l’effetto contagio era assicurato e non sarebbe rimasto in piedi nessuno dei paesi dell’area Euro.
E’ vero però anche che i Greci avevano investito in abbondanza sui titoli di stato del loro Paese. Quindi senza aiuti i loro risparmi sarebbe finiti direttamente nello scarico. Che non era, comunque, un’ipotesi preferibile.
L’austerity avrebbe distrutto l’economia greca. Senz’altro. poi Tispras e varoufakis ci hanno messo su il carico da 90.
La Grecia aveva ripreso a crescere e stava arrivando (a gennaio) ad un aumento del 3% circa del PIL. L’ascesa era iniziata già nel terzo trimestre del 2014, in ragione di una buona stagione turistica che aveva tutte le caratteristiche per essere anche migliore nel 2015 (con la caduta libera causa IS di altre destinazioni low cost quali Sharm e l’Egitto, la Tunisia e il Marocco).
Cos’è successo? Il governo Tsipras ha congelato i pagamenti alle imprese per portare avanti il negoziato senza nuovi prestiti. Ora. Io non so Varoufakis come la pensi, ma non occorre essere dei fini economisti per capire che se lo stato smette in toto di pagare le aziende creditrici sue proprie, le stesse o falliranno, o, nella migliore delle ipotesi non erogheranno stipendi (deprimendo i consumi) e non pagheranno i contributi previdenziali (mandando ancora più in rosso la già agonizzante previdenza sociale).
Il risultato è stata la paralisi dei consumi e degli investimenti. E il crollo del PIL. Senza contare che anche se un investitore estero avesse una pur minima idea di investire in Grecia se ne terrebbe accuratamente alla larga.
Se la Grecia dovesse uscire dall’Euro i soldi investiti varrebbero, più o meno, come la carta igienica. Non si può parlare di uscita dall’Euro un giorno sì e uno no. O si esce (con un colpo secco, come quando si leva un cerotto) o si sta dentro. A tentennare se ne esce sempre indeboliti.
La riforma delle pensioni era uno strumento indispensabile. Posto che lo Stato ripianava mediamente, ogni anno, 18 miliardi di Euro. Ed era l’unica soluzione affinché gli assegni venissero pagati.
Il problema è che i pensionati greci sono poveri. Dopo le riforme del 2010 e del 2012 che hanno tagliato bonus come le tredicesime e gli assegni anche del 40%, la pensione media è di 700 euro con un 45% di pensionati che vive sotto la soglia di povertà, incassando 600 euro al mese.Il problema dei pensionati greci è che sono, banalmente, troppi. Gli ultra 65enni sono un quinto della popolazione greca. Con un’aspettativa di vita di 80 anni. Le pensioni incidono oggi il 13.5% del PIL greco. Col vecchio sistema pensionistico nel 2050 le proiezioni mostravano una spesa pensionistica pari al 25% del PIL.Le prime riforme hanno insistito più sul taglio degli assegni pensionistici che su un’effettiva applicazione dell’aumento dell’età pensionabile.Il risultato di queste riforme è stato rivelato a dicembre scorso dal governo Samaras al Parlamento greco: tre quarti dei greci riesce ancora a lasciare il lavoro grazie alle “scappatoie legali” prima dei 61 anni. Il ministro del Lavoro, Yiannis Vroutsis, rivelò che nel settore pubblico, il 7.91% si ritira tra 26 e 50 anni, un altro 23.64% tra 51 e 55, e il 43.53% tra 56 e 61.
Quante cose iome….
Un post che ci metto tre giorni a elaborare.
Intanto applaudo a due punti che hai detto in momenti diversi e che penso da molto: che il romanticismo ci ha fregato e che il livello di informazione è degno di Barbara D’Urso anche se leggi il Corrierone (che poi, la seconda cosa, deriva un po’ dalla prima, eh….)
Sono due considerazioni sul lato italico, le uniche che mi sento di fare a caldo.
Oh, sì, le due cose sono strettamente correlate. Ed è una delle parti più fastidiose della vicenda…
Chissà perché aprendo la pagina dei commenti ero moderatamente sicura di trovarci BibCan (si chiama sintonia dell’1.0, diresti tu). E anche io come lui ho bisogno di digerire e riflettere sul lungo post.
Sul Romanticismo non dico nulla, ché (credo) la fonte della riflessione sono io stessa e il mio post di tempo fa (ma va sull’onda di certe osservazioni rese da me e BibCan sulla soglia del Cantinello, nel paese-che-è-casa, direi). Sull’emotività dell’informazione à la Barbara D’Urso mi associo a BibCan, così come sulla notazione che le due cose sono legate.
Di mio aggiungo solo che questa storia mi ricorda quella della mia famiglia, nella quale si viene sempre in aiuta a chi non fa un cazzo, e intanto quei pochi membri che lavorano se la prendono sempre nel culo, perché, “poverini, bisogna aiutare tizio e caio”. E io ripeto che non siamo più cuccioli di uomo da aiutare, e però, appunto, poi che palle…
Ecco, ma io che palle me lo posso permettere, di dirlo, parlando della mia famiglia. Parlando della UE, sia che se ne parli come Unione Economica, sia nel puro spirito di Ventotene, sarebbe, chissà, forse opportuno alzare il livello della consapevolezza, quanto meno…
Del Romanticismo parlammo, in termini analoghi durante i giorni di #ioleggoperché. Ed è uno dei mali italici. Forse IL grande male italico. Sui cuccioli d’uomo e sulla necessità di crescere già sai, anche su altri canali, che abbiamo un pensiero coincidente. Sul fatto che noi possiamo dire (liberamente) che palle e l’UE non dovrebbe, è dato di fatto. Il problema è che lo è per noi. Il grado ci consapevolezza in quei lidi è miserrimo, temo
Sei la prima persona che riesce a farmi capire qualcosa delle varie situazioni economiche,e soprattutto che riesce ad interessarmi hai un vero talento, dovresti scrivere per tutti i Dummies come me che così non potrebbero più nascondere il qualunquismo sotto al tappeto della materia ostica,pensaci.
Cara, grazie. Aggiungo che, un’altra giornata come oggi e attuo il progetto di cambiar vita e lo faccio.
Lucida come sempre; se mi permetti (e se il caldo non mi accoppa prima), vorrei aggiungere chez moi un pensiero su uno dei punti clou da te trattati.
Grazie cara, e altroché se ti permetto, anzi quando posti fammi un fischio che gemelliamo i post 🙂
Pubblicata prima parte
Chiara, incisiva e illuminante come sempre.
Grazie per questi preziosi post, per la “bestie” come me sono davvero molto utili.