Classico della letteratura novecentesca, il romanzo narra in prima persona le vicende di un gruppo di giovani che, alla vigilia delle persecuzioni razziali contro gli ebrei, si incontra nel favoloso giardino della villa dei Finzi-Contini a Ferrara. Ignari di quello che il futuro avrebbe loro riservato, fra partite di tennis e discussioni politiche, essi assistono alla nascita di amori delicati ed infelici, sullo sfondo degli orrori della Storia. Dal romanzo è stato tratto il film omonimo, diretto da Vittorio De Sica.
Perchè avevo tredici anni. E mi pareva un libro straordinario. Perché non l’ho mai più riletto. E chissà che effetto mi farebbe ora.
Mi’, è vero che il Gruppo ’63 definiva Bassani e Cassola le Liale, però questo non è proprio blockbuster! 😉
Crudelissimi! Le Liale mi par proprio denigratorio (quantunque, pure la Liala, assolveva al suo compito di #ioleggoperché…). Non so che effetto farebbe oggi. Non credo però che lo rileggerò. Preferisco serbarne il ricordo. Credo che non susciterebbe più le stesse sensazioni
Oh quanto mi piacque! Tredici anni pure io.
Chissà come sarebbe ora? Ci piacerebbe ancora, secondo te? (così tanto, intendo)
Guarda, i libri che ho riletto sono solo quattro: Piccole Donne, Priscilla, La piccola Fadette e Lessico famigliare. E tutti e quattro li ho amati ogni volta come la prima. Vero è che non erano passati ventidue anni… penso, come dice sotto la ‘povna, che la lettura sarebbe meno acritica e che forse vedremmo delle debolezze che ci erano sfuggite. Ma credo anche che ci piacerebbe lo stesso, forse per motivi diversi. E per quanto riguarda il gruppo del ’63, ne sto leggendo ora nella biografia di Feltrinelli. E mal li tollero, a onor del vero. Che pippone ho scritto! Chiedo comprensione e pirdonanza come direbbe Catarella
Compresa. E pirdonata😉
Secondo me – quelli del Gruppo 63 si atteggiavano, e forse pure erano un po’, arroganti, ma non dei cretini – ora ne vedresti tutte le debolezze, le ingenuità, che sono tante, e innegabili, e pure evidenti. Così come vedresti anche il romanzo essere figlio di quel clima di certa narrativa a cavallo dei Sessanta. La figura di Micòl resta comunque notevole, così come certe descrizioni del giardino che danno l’idea della tragedia tenuta al di là del cancello forzosamente, consapevolmente, per pura finzione.
(Io lo amavo così tanto che lo imposi alla mia insegnante del ginnasio come lettura mensile alla classe – poi l’ardore è scemato, ma continuo a pensare che sia un gran libro).
Anch’io penso sia un gran libro, pure, credo che davvero vi fossero ingenuità che oggi salterebbero inevitabilmente agli occhi
Uh che operazione nostalgia!!!!
Cosa saremmo senza nostalgia…
Saltato. E temo che resterà tra i
non letti. Ogni tanto, di fronte alla mole dei libri che non leggerò mai, non ho più i perché (una specie di #iononloleggoperché) ma almeno ho smesso coi sensi di colpa.
Rimpianti sí, ma in ogni caso nessun rimorso 😛
io sedici, lo adorai e pure io mai più lo rilessi. Condivido quello che dice Connie circa l’impressione che mi farebbe oggi. Il film però mi manca e da tanto vorrei vederlo.
Si anche secondo me l’impressione sarebbe quella
Letto tantissimi anni fa.Micol mi rimase talmente impressa che decisi che se avessi avuto una bambina le avrei dato quel nome tanto bello e aristocratico.Non so che impressione avrei oggi ma prima o poi voglio riprendere i libri letti da ragazza,soprattutto i classici.
Io alcuni sì e alcuni no. Ho il sospetto che in alcuni casi sia meglio serbarne il (bel) ricordo
Letto anch’io in età adolescenziale e mai più ripreso. Visto il film, con Dominique Sanda nei panni di Micol, altera ed imperscrutabile quanto basta. Non mi ha mai entusiasmato, debbo dire, però lo apprezzo come documento dell’epoca e dell’ambiente.
È curioso, e forse anche indicativo che tutte lo ricordiamo come libro dell’adolescenza . L’ho amato molto. Ma oggi avrebbe un altro sapore
Può essere. Pure, non ne sono certa
Uno dei pochissimi che ho riletto! Io dico lo riameresti, anzi ne sono proprio certa, soprattutto se l’hai amato la prima volta. Io sono anche legata alla città, quindi per me ha sempre avuto un sapore particolare, ho anche pensato di chiamare Micol una bimba tanto mi piacque lei.
bello, ma ho preferito Gli occhiali d’oro.