Terziario avariato/1 – La conference call

Mica peraltro, é che a uno poi, dopo un po’ (o anche quasi subito) gli scappa da ridere.

Pensi di averne viste, se non tutte, parecchie, finché una mattina ti svegli nel meraviglioso mondo del terziario avanzato (e avariato). Sulle prime non capisci e pensi: ‘è un cazzo di incubo, avrò mangiato pesante’. E invece no. Quel che vedi non è il risultato della bagna cauda a colazione, è la fottuta realtà. E a te non resta nemmeno la possibilità di riporre le tue speranze di normalità in uno Jagermeister.

Come in un gigantesco Monopoli, tu sei il funghetto, e ad ogni casella c’è una novità. Per la serie #maiunagioia, la prima di queste novità, prende il nome di conference call, per gli intimi call.

Per chi non ne fosse al corrente, dicesi conference call una telefonata con un numero di partecipanti maggiore di due. Qualche volta si tratta di una cosa a tre. E già ci sarebbe da dire che è questione di gusti. Qualche altra assume più i contorni dell’orgia.

La call la indice sempre qualcuno. Qualcuno che, per il solito, non ha un cazzo da fare e deve riempirsi la giornata. Rompendo i maroni a tutti gli altri. A quel punto ti arriva l’invito. Per mail. E siccome le mail le ricevi ormai ovunque, sul portatile, sul cellulare, sul tablet, non è che puoi far finta di niente. All’invito, come ad ogni invito, occorre rispondere. Tu, con la morte nel cuore, accetti, e già sai che per almeno un’ora il tuo destino sarà segnato.

Si perchè l’assioma fondamentale della call è che la medesima, quale che sia l’argomento, non è mai breve. Corollario all’assioma fondamentale è che quanto più banale ed idiota è l’argomento tanto più lunga sarà la call.

Mandata la conferma di adesione, ti arriverà oltre alla conferma dell’orario, un numero telefonico da comporre e un codice di ingresso nella conversazione. Il codice di entrata é essenziale. Non alla call in sé ma al mantenimento della pace nel mondo. Perchè avviserà gli altri partecipanti dell’entrata nella conversazione di ciascun invitato. Passaggio fondamentale, soprattutto se, fino a un nanosecondo prima, gli altri partecipanti stavano discettando sul quoziente di intelligenza del neo-entrato paragonandolo per lo più al membro maschile (membro che, peraltro, in molti casi viene, nel paragone, ingiustamente vituperato).

Quando finalmente anche l’ultimo partecipante si è aggiunto, con quel grazioso ritardo di mezz’ora che prolunga ulteriormente l’agonia, la sarabanda è pronta a cominciare.

Sì perché l’altro assioma cardine della call è che cinque persone in linea contemporaneamente riescono a darsi sulla voce che neanche a Ballarò, dove peraltro i partecipanti son più educati. Altro assioma è che la call si svolge in inglese, anche se alla fine scopri che tutti i partecipanti sono italiani, tranne uno che è un oriundo belga peraltro francofono, che l’unica parola che conosce di inglese é conference call. Ovviamente non dirà una parola per tutta la durata della conversazione, nonostante sia lui la causa scatenante dell’intera call.

Nel frattempo tra cacofonia di fondo, pronunce bislacche, il rimbombo dei due imbecilli che stanno utilizzando il vivavoce, la call potrebbe tenersi tranquillamente in curdo con gli stessi eclatanti risultati. I partecipanti, nel chiuso dei loro uffici, cominciano pertanto a spicciarsi le mail in entrata buttando lì un ‘yes’ ogni tanto, assolutamente a cazzo, e non si capisce bene rivolto a chi, giusto per confermare di essere ancora in vita.

Calcolando il tempo che intercorre tra uno ‘yes’ e l’altro di ciascun partecipante, i più abili sono in grado di determinare se nel mezzo qualcuno si è fatto la pausa caffé o è andato al cesso.

Nel frattempo due mentecatti hanno deciso che la call è il momento migliore per regolare ruggini risalenti al MedioEvo e si stanno scannando tra loro sulla qualunque (facendo eccezione l’argomento per cui la call è stata indetta, ovviamente), il tutto nell’indifferenza generale perchè ormai è chiaro che più che una call è un match tra loro per stabilire chi ce l’abbia più grosso (e dal livello della conversazione verrebbe da dire a entrambi, ‘tranquilli, nessuno dei due’).

Dopo un’ora abbondante di martirio, il più autorevole dei convenuti, lo stesso che ci ha fatto attendere quella graziosa mezz’ora iniziale, si avvede che s’è fatta quell’ora (vale a dire quella di pranzo) e tronca ogni discussione con un perentorio: ‘Ora che ci siamo chiariti, possiamo procedere ad implementare quanto prima la soluzione scelta’. Ovviamente nel corso della call non è stata proposta alcuna soluzione, men che meno è stata scelta, e comunque, nei secoli dei secoli, nulla che sia assurto agli onori di una call è stato mai implementato, soprattutto quanto prima.

A quel punto, dopo aver educatamente salutato, i partecipanti si disconnettono uno per uno.

Il tempo di una puntata al bagno, e squilla il cellulare. E’ il belga che, tornato all’usuale francofonia, ti conferma che: ‘Non ho capito un cazzo. Non me ne frega un cazzo. Voglio una soluzione. Subito.’ Non saluta neppure. Durata della conversazione 00:07 secondi.

Il terziario continua ad avanzare. E tu cerchi di rincorrerlo.

 

 

13 pensieri su “Terziario avariato/1 – La conference call

  1. e quando poi alla fine compare quella finestrella “valuta la qualità della conversazione”, e lì per lì – prima di realizzare che sta ancora a chiederti per l’ennesima volta di audio, delay, etc etc – ti chiedi “dove si scrive, di preciso, vaffanc**o?” 🙄

  2. Quanto prima ti risponderó raccontandoti i brain storming nel meraviglioso mondo del terziario avanzato creativo. Il tempo di implementare i giramenti di culo. 😉

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