Ci vuole tanto troppo coraggio

Preghiamo per Parigi, e per tutte le Parigi, passate presenti e future. Poi, magari, facciamo pure silenzio.

Non è mica un reato non avere un’opinione. O non formularla. Ho paura dell’ISIS? Mah, come tutti. Più che altro temo di trovarmi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Ciò che mi inquieta è ciò che mi circonda. Da vicino, intendo. Se avete un account Facebook fatevi un giro. Dei commenti agghiaccianti, nella loro imbecillità.

Se avete letto stati intelligenti, probabilmente conoscete persone migliori di quelle che conosco io. Ma sinceramente, non è che epurando le amicizie cambi il concetto di fondo. Siamo circondati di coglioni. Dall’Isis da un lato e da una massa di idioti assolutamente local dall’altra. 

I primi sono pericolosissimi, e si sa. I secondi, se messi in condizione di nuocere, hanno un potenziale non indifferente. 

Si prospetta un nuovo medioevo delle idee. Ci sarà da stare solidi, ragazzi

22 pensieri su “Ci vuole tanto troppo coraggio

  1. Oh, stamattina ho cretinato pure io su facebook. Non ce la facevo più. E l’ironia non mi è venuta incontro (che ti vuoi ironizzare, dopotutto). Però, come spesso accade, da una cosa semicretina ne è arrivata una bella, con i miei ragazzi (ex alunni) che mi cercavano per un’idea, una paura, uno scambio. Fin che mi son commossa. Finalmente.

  2. Ma infatti, come scrivevo nel mio post, al di là dei morti, la cosa peggiore di vicende come questa è proprio che danno fiato ed argomenti agli imbecilli e ai violenti. E la spirale della violenza chiama altra violenza, verbale e non

  3. Stasera nella scuola internazionale di mia figlia di 6 anni, a Copenaghen (dove ci siamo trasferiti da agosto fino a chissá) c’è stata una festa, chiamata Cultural Event, dove il tema era l’Europa. C’erano tutti quei bambini di mille colori che hanno ballato il sirtaki, cantato Immagine, giocato a chi indovinava le bandiere e gli inni di tutto il mondo.
    C’erano indiani, pakistani, messicani, cileni, peruviani, macedoni, greci, svedesi, russi, uzbeki, spagnoli, inglesi, tedeschi, turchi, marocchini, senegalesi, cinesi, nepalesi, tunisini, egiziani, americani, iraniani, palestinesi, israeliani e tanti ancora che non so.
    Erano felici, pieni di entusiasmo e di voglia di stare insieme.
    Vedere loro e pensare aParigi, mi viene ancora da piangere.

  4. Quanto sarebbe importante in certi momenti stare un po’ in silenzio, provare quell’esercizio così difficile nella società moderna che si chiama introspezione… E magari riscoprire il gusto di una vera grande preghiera!
    Grazie iome

  5. Pingback: Alcuni appunti raccolti in una settimana di silenzio | Suprasaturalanx

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