Quello che non ho, è quel che non mi manca

Avrei voluto farci un post irriverente e cazzaro, su questa cosa di mafia capitale. Avrei voluto ridere di loro, come faccio a volte, pensando che in fondo, una risata li seppellirà.

Invece niente. Non esce. C’è solo questo senso di scoramento.

Perché avverto, profondo, il senso della sconfitta.

Perché mi chiedo come possiamo, ancora, ogni giorno, pervicacemente, tentare di fare con decoro la nostra parte, quando così tanto fango, così tanta melma, continua ad affiorare.

Perché mi chiedo con che approccio un genitore, piuttosto che un insegnante, possano porsi davanti alla ‘meglio gioventù’ indicando la via dell’onestà, senza sembrare patetici coglioni.

Perché mi chiedo, se, in fondo abbia ancora un senso farlo. Se abbia ancora un senso dire ‘fa’ la cosa giusta’, indirizzando, lo sapete, lo sappiamo, ad un destino di subalternità, alla derisione costante dei sogni, alla condanna a non poterli realizzare, quei sogni.

Perché li guardo, e mi verrebbe da chiedere: ‘perché?’

Non a Carminati, sia chiaro, che alla fine è pure quello che capisco di più.

Ma questi? Politici, funzionari, gente che dovrebbe rappresentare la cosa pubblica?

Averne davanti uno, ci sono delle cose che vorrei chiedergli. Davvero. Ma senza inutili infingimenti.

Ma come fai? Cioè, davvero, come cazzo fai, amico, a mischiarti con quelli? Perchè quella è brutta gente. Son tagliagole. Inutile che stai lì a bearti di quei cazzo di quindicimila euro al mese che ti passano. Quella è gente che se gli fai girare le palle, rischi di finire a far da concime organico ai prati.

E quelli conoscono il nome di tua moglie, dei tuoi figli, di tua madre, di tua sorella. Ma ti fidi? Ti fidi davvero? Pensi davvero che si fermerebbero, loro che han fatto dell’illegalità e del terrore un mantra?

E tu? Tu, non hai un po’ di paura, amico? Non hai paura di trovarteli davanti, una sera d’inverno, animati a risolvere una discussione o un problema? Non hai paura, per quelli a cui vuoi bene? O non vuoi più bene a nessuno, amico? Non ti frega un cazzo di null’altro che di quell’apparenza un po’ spaccona che ti sei cucito su. Quell’apparenza dove l’unica cosa che conta è avere la macchina più potente, l’amante più zoccola, il rispetto di gente che a uno normale gli farebbe pure un po’ schifo dargli la mano, ma a te no. A te piace essere rispettato da quelli.

Ma davvero, non ti caghi un po’ sotto qualche volta? Quando li vedi e capisci quello che potrebbero fare se quei cazzo di quindicimila euro non dovessero fruttare come pensano loro.

Ma dimmi, amico, ma ne vale veramente la pena? Vale la pena guardarsi le spalle anche mentre sei a cena con gli amici, anche mentre attraversi la strada, anche mentre vai allo stadio, o fai una di quelle mille mila cose che noi facciamo senza pensieri.

Dimmi amico, è valsa davvero la pena di vendersi l’anima per quindicimila euro al mese?

Perchè io me lo sono chiesta, sai, amico se valga ancora la pena dire a un ragazzo ‘fa’ la cosa giusta’, e alla fine ho deciso che sì, ne vale ancora la pena.

32 pensieri su “Quello che non ho, è quel che non mi manca

  1. Sai sempre centrare al cuore il problema e anch’io credo che sia la cosa giusta dire a un ragazzo: Fai la cosa giusta!
    E anche da parte nostra poter dire : Fai la cosa giusta con la consapevolezza che dobbiamo sempre essere di esempio.
    Buona serata

  2. Purtroppo continuerò a dirmi e a dire,da madre e da insegnante,”fai la cosa giusta”.
    Perché non posso credere che la mia Italia debba essere sporcata senza che nessuno provi a pulirla. .
    Ricordo che nella mia città,tanti anni fa c’era una salumeria grandissima e fiorentissima.I suoi impiegati si portavano ogni ben di Dio a casa,regalavano di straforo agli amici e praticavano sconti ai conoscenti.Naturalmente la salumeria chiuse perché il proprietario si stancò di fare beneficenza.Gli impiegati ebbero il barbaro coraggio di protestare,tutti,quelli disonesti in testa.E a pagare ci rimisero anche quelli onesti.
    Il bello è che tutta la città sapeva .
    Ora io credo che oltre ai ladri ci siano i conniventi che,pur sapendo,per quieto vivere e per pusillanimità,non denunciano aspettando che agiscano gli altri.
    Questo è il male peggiore.

  3. Secondo me la questione è semplice: spocchia. Questi politicanti della domenica sono un po’ come quelli che si lamentano, quando il consulente finanziario che aveva promesso loro di raddoppiare il loro capitale in sei mesi scappa nel Libero Stato di Bananas coi soldi: fessi, che per di più si credono più furbi del banco.

    E comunque: “ah già, poi volevo di’ un’altra cosa, ma tutto sommato, nun’è che fate na vita e merd? Perché penso io: Gesù sì, fate pure i miliardi, guadagnate, però vi ammazzate tra di voi, poi anche quando non vi ammazzate tra di voi, ci sono le vendette trasversali, vi ammazzano le mamme, le sorelle, i figli, ma vi siete fatti bene i conti? Vi conviene?” (cit.)

  4. Nella mia piccola esperienza, sì, vale la pena di dire ai ragazzi di fare in un certo modo per se stessi, per puro egoismo, per essere persone belle. Ma, altrettanto ovviamente, vale solo se poi tenti di agirlo anche in prima persona.

  5. Certo, ne vale la pena, anche se qualcuno te lo tira lo sguardo da patetica cogliona. Fa gnente. Fa meno gnente quando conti quelli capaci di vendersi l’anima per molto meno di quindicimila al mese. L’indotto, insomma.

  6. Purtroppo c’è chi si vende per molto meno. E c’è purtroppo chi ha smarrito il senso del giusto e dell’ingiusto. Te ne accorgi dalle piccole cose: da chi non paga il biglietto del tram o da chi “dimentica” che accettare un piccolo dono può essere l’inizio di una china pericolosa.
    Mio padre una volta rimandò indietro UNA BOTTIGLIA DI VINO, che un tale gli aveva portato in ufficio per ringraziarlo dell’impegno profuso per risolvere un suo problema. Oggi si accetta (e si richiede) ben altro e non sempre per fare il proprio dovere. Ciò nonostante, memore di siffatto padre, io continuo a dire, in maniera opportuna e inopportuna:”fa’ la cosa giusta”

  7. “… fecero voti con faccia scaltra a Nostra Signora dell’ipocrisia
    perché una mano lavasse l’altra, tutti colpevoli e così sia
    e minacciosi ed un po’ pregando incenso sparsero al loro Dio
    sempre accusando, sempre cercando il responsabile …”

    e non è neanche, fra le canzoni, una delle sue migliori

  8. io spererei che dato che li hanno beccati li mettano dentro e tirino via la chiave. Perchè, anche se continua a valer la pena fare la cosa giusta a prescindere, vuoi mettere poter dire “avete visto, ora lo scontano”?

  9. Sai quante volte e quanti ne hanno beccati e sono di nuovo là? Sai quanto mi costa ora che le spese sono raddoppiate fatturare tutte le parcelle compreso il catering per i ragazzini e dire niente ai fornitori che mi chiedono qual’è la mia percentuale sulle forniture ai clienti? ma tra stare di merda e sentirsi una merda ce ne corre, quindi vale la pena eccome.

  10. Anni fa avevo un capo che era persona brillante e onesta, sostanzialmente, davvero. E però delle mafie lui parlava con grande ammirazione. Il rispetto di certi lo anelava, anche se mica ci faceva affari, i campi erano troppo diversi. Diceva cose come “dopotutto pagare il pizzo è un po’ come pagare un servizio di sicurezza, quante storie”, e rideva di me, tanto, della mia indignazione, del mio pretendere i servizi e la sicurezza come cittadino e non come amico. Mi ci sono scontrata e l’ho pagata. Forse ho fatto la cosa giusta (io alternative non ne ho viste né mai le vedrò), e di certo mai predicherò altrimenti….eppure mi son disillusa pure sulla gente del “mondo di sopra”, che a quanto pare spesso nasconde questa sottile attrazione per il male e si illude della propria capacità di saperlo cavalcare. Ecco perché attraversano la strada sereni anche quando farebbero meglio ad aver paura.

    • Anni fa ho smesso di occuparmi di human resources. Era un settore emergente, agli albori. Guadagnavo bene da schiava, figuriamoci oggi. Diciamo che fra benefits e soldi, starei senz’altro meglio di così. Ma mi si stringeva il cuore. Il mio capo di allora, uomo intelligente ma scafato mi disse ‘tranquilla, poi passa’ E li ho capito che avrei perso un pezzo di me. E ho passato io.

  11. apri una voragine. non parlo di mafia capitale, quella è così ovvio che è talmente tanta merda che neanche c’è da dire più di tanto. però, al di là di ogni ideale, al di là del bene e del male che mi fa indiscutibilmente dire, e provare ad insegnare, “fa’ la cosa giusta”, c’è la quotidianità, e la pancia, le piccole cose, le piccole lotte, c’è che diventa davvero sempre più difficile comunicare che onestà non significa remissività. che si può essere onesti e felici. ma finché il nostro modo di pensare ai fanciulli, fin dalla culla, sarà che i furbi sono i migliori, non nutro grandi speranze che, collettivamente, si possa cambiare prospettiva.
    son giorni di sconforto.

    • (sono ancora qui. musica di sottofondo alle analisi di oggi è fdg. ascoltavo questa, e pensavo al tuo post: “Legalizzare la mafia sarà la regola del duemila, sarà il carisma di Mastro Lindo a regolare la fila e non dovremo vedere niente che non abbiamo veduto già.
      Qualsiasi tipo di fallimento ha bisogno della sua claque. Bambini venite parvulos, c’è un applauso da fare al Bau Bau, si avvicina sorridendo, l’arrotino col suo Know-How, venuto a prendere perline e a regalare crack.”. così, già che c’ero, giusto per dire.)

  12. Pingback: Sentimenti | Suprasaturalanx

  13. La giusta chiave di lettura credo sia il delirio di onnipotenza che colpisce molti politici, non è un problema di pecunia, almeno non solo, chi mette a nota spese un tanga da 10 euro non lo fa per tirchieria e nemmeno per “sistema”. La libidine di campare alla grande a costo zero assoluto è la prima, poi subentra una strana forma di perversione, quella che appaga il desiderio di vivere un potere parallelo. Nelle intercettazioni Carminati in qualche modo spiega tra le righe la cosa, il “vero” POTENTE è quello che al mattino stringe la mano al papa e alla sera cena con un assassino, è quello che “scopa” milioni di persone buggerandole, è quello che vive nella convinzione di poter risolvere tutto con uno schioccar di dita, anche i problemi più laidi. Il vero potente è colui che oltre alla stima e al rispetto “pulito”, di facciata, incute timore, ansia, magari panico.

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