Se vieni buttato fuori al primo turno dei Mondiali, e sei il commissario tecnico, non il massaggiatore, dimettersi non è un gesto di straordinario spessore, ma il minimo sindacale. Poi, se il tuo datore di lavoro, la FIGC, dovesse ritenere che il risultato rispecchia il valore attuale del calcio italiano, è altra questione. E certe dimissioni possono anche essere respinte. Ma non c’è nulla di nobile o straordinario nel gesto. E le faccette, parlando dell’arbitro, risparmiamocele. Lui non era sommo. Ma noi facevamo pena in proprio.
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Peccato…stasera ho fatto la spesa velocissima, non c’era quasi nessuno
La prossima spesa, invece, sarà banalmente normale
Null’altro da dichiarare. (Ma il 2010 ce lo fai, vero?).
Certo che si, il primo mondiale della nana. Che stasera ha chiosato con: ‘ma mamma ma perdono sempre?’ ‘Si core de mamma’
Beh… la mia riunione di martedì prossimo alle sei è salva…; ))
A me, che li ho visti caracollare sul campo, più che altro il nervoso. Che il problema non è il fallimento, ma l’ignavia. Di fallimenti, invece, quanti anch’io
Epperò, in questo Paese in cui nessuno è mai respoansabile di quello che fa, viva la faccia di uno che riesce ad avere la dignità di dire, “Sì, è colpa mia e quindi me ne vado”. Chapeau!
Magari l’ho presa sversa io, dopo l’inguardabile partita. Però, sotto sotto, m’è parso piccato per questioni economiche e per essere stato definito ‘ladro’ (il che non è giusto per inciso, ha pattuito un ingaggio, e quello è, se volevano che fosse legato ai risultati dovevano fare un contratto diverso). detto questo non credo sia colpa sua Il risultato è figlio di quel che vale il movimentonel complesso. Pochissimo. Però, a fronte di un risultato come quello, dimettersi mi pare il minimo. E comunque l’aveva già fatto Lippi in Sudafrica.
Siamo un popolo di CT, quindi anche secondo me ha sbagliato le convocazioni, ha sbagliato le formazioni inziali e ha sbagliato i cambi. Detto questo però, ripeto, dare le dimissioni (cosa scontata e direi anche normale in un frangente come questo), in un Paese come il nostro non è né scontato, né normale.